La traduzione come esperienza della differenza: dalla critica al platonismo di Antoine Berman al concetto di negoziazione di Umberto Eco

Maria Gloria Vinci

Resumo


Abstract: Affermatasi come riflessione critica (storica e teorica) sulla  metafisica occidentale, e, in particolare, ponendo in discussione  il concetto di Identità che ne ha attraversato l’intera storia,  la «filosofia della differenza», costituisce l’espressione  non solo di un nuovo corso del  pensiero filosofico, che ha i suoi principali rappresentanti in Foucault, Deleuze, Derrida e Lacan, ma anche  la base teorica di una nuova teoria  e pratica della traduzione,  intesa non più come una operazione seconda, che si aggiunge eventualmente, accidentalmente, alla storia di una lingua, di un testo,ma in senso originario come «esperienza» dell’Altro.  Ed è a partire da qui che si snodano le riflessioni di Berman e Eco, analizzate in questo intervento, che pur nella diversità dei presupposti  teorici dei due autori, hanno in comune il fatto che entrambi parlano di «esperienze», piuttosto che di una metodologia sistematica e astratta, di un'etica della fedeltà, della centralità del testo (privilegiato rispetto al suo autore e persino al «significato»), dell'assenza di una «cosa in sé» celata dietro le parole.  Il traduttore, insomma,  al confine  fra due  diversi sistemi linguistico-culturali, ha il compito di cogliere la differenza  che si dà nella somiglianza.


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